ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

BIOGRAFIE A CURA DI ANTONELLA GALLAROTTI

MEDIOEVO

Mainardo Primo, XII sec.

01.01.2016 20:30

Mainardo I conte di Gorizia

 

Pochi sono i dati che ci rimangono su Mainardo I°, anche la sua identificazione precisa (figlio del conte Aribo o del conte Mainardo?) non è certa, ma Mainardo I è considerato il capostipite della dinastia dei conti di Gorizia. Il suo nome - Meginhardus de Guriza - è il primo che appare, in un documento del 1117, associato con il titolo di conte di Gorizia. Per capire almeno in parte le origini dei conti di Gorizia bisogna avventurarsi in un'intricata linea di successione, al termine della quale al dominio della contea pervenne allora una stirpe che aveva già acquisito numerosi possedimenti in Austria, intorno a Millstatt, dove aveva fondato la celebre abbazia.

I Conti di Gorizia sarebbero quindi discendenti diretti dei conti di Val Pusteria e Lurngau, pur essendo anche imparentati con la famiglia bavarese dei conti Ariboni: alle origini della casata dovrebbero essere Liutgarda e il conte Aribo, fondatore appunto del convento di Millstatt, sul quale i Conti di Gorizia esercitarono, sin dalle origini, la loro avvocazia ereditaria.

Essi ebbero due figli: Enghelberto e quel Meginhard, o Mainardo, che risulta citato anche in un documento aquileiese del 1064, quale "Meginardus de Guriza".(Nell'immagine il conte Aribo -a dx- con la moglie Liutgarda in una bassorilievo conservato a Milstatt)

Nato nei primi decenni del 1100, Engelberto (Engilberto, Enghelberto) II conte di Gorizia partecipò alla II crociata in Terrasanta guidata da Corrado III di Germania e Luigi VII di Francia, che non portò a nessun risultato (1147-1149), e fu compagno d'armi ed amico di Federico Barbarossa. Si scontrò con il patriarca di Aquileia Pellegrino, imprigionandolo nel suo castello, nonostante rivestisse la carica di avvocato del patriarcato, esempio dei contrasti fra conti di Gorizia e patriarchi che si sarebbero riproposti più volte nel corso della storia goriziana. Per la genealogia, vedi la scheda di Mainardo Primo. 

Engelberto II morì intorno al 1187 circa. Le sue vicende, romanzate ma rese in maniera perfettamente verosimile, si possono leggere in Engilberto II conte di Gorizia (e manigoldo), opera di Luigi Luzzatto Guerrini illustrata da Raoul Cenisi.

 

Mainardo IV conte di Gorizia

Mainardo IV di Gorizia, figlio di Mainardo III e di Adelaide del Tirolo, nato intorno al 1238, trascorse l'adolescenza come ostaggio, insieme al fratello minore Alberto, dell'arcivescovo di Salisburgo, con il quale il nonno e il padre erano stati costretti a venire a patti per concludere la contesa che li aveva opposti. Rimase prigioniero per sette anni, fino al 1259, quando Mainardo III era morto ormai da un anno. Da questa esperienza il giovane conte ricavò un profondo disprezzo per le autorità ecclesiastiche, soprattutto nei casi in cui al potere spirituale si unisse l’esercizio del potere temporale. Venne ripetutamente scomunicato nel corso della sua azione volta ad assicurarsi la signoria sul Tirolo, ereditato tramite sua madre dal nonno, il conte Alberto III. Dal 1271 gli ampi possedimenti della famiglia vennero suddivisi in due contee, e mentre suo fratello Alberto regnava sulla contea di Gorizia con il titolo di conte di Gorizia e Tirolo, Mainardo, IV di Gorizia e II del Tirolo, resse il Tirolo come conte del Tirolo e Gorizia.

Il matrimonio del giovane conte del Tirolo appena ventunenne con la vedova dell'imperatore Corrado IV, Elisabetta Wittelsbach, ne aumentò il prestigio, la ricchezza e il potere. I suoi buoni rapporti con l'imperatore Rodolfo II d’Asburgo, divenuto suo consuocero, rafforzarono ulteriormente la sua posizione, e Mainardo nel 1286 potè acquisire il ducato di Carinzia e diventare principe dell’impero. Con la diplomazia o con l'uso della forza, Mainardo creò di fatto il Tirolo, costituendo un'entità politica in grado di confrontarsi alla pari con le regioni circostanti. Statista capace e risoluto, seppe trionfare sui suoi avversari e assicurarsi la lealtà dei suoi sudditi, fino raggiungere il suo scopo, come annotò il cronista Goswin di Montemaria: "elevare la contea di Tirolo, la più piccola, al di sopra di tutte le altre. "

Alla morte di Mainardo II del Tirolo, nell'ottobre del 1295, la signoria del Tirolo era una realtà.

Enrico II conte di Gorizia

Nato nel 1266, Enrico II di Gorizia salì alla guida della contea succedendo al padre Alberto II nel 1304. Se Mainardo IV aveva segnato il salto di qualità dei conti di Gorizia verso una signoria vera e propria, individuandola nel Tirolo, Enrico II fu l’artefice di un analogo progetto proiettato però verso i confini meridionali dei suoi possedimenti, per rafforzare e consolidare i rapporti del Goriziano con le realtà a sud delle Alpi. Spostò così gli interessi della casata verso i territori italiani, con i quali intuiva la necessità di confrontarsi, tramite alleanze politiche o attraverso campagne militari. I suoi sforzi vennero coronati da successo, e l'influenza di Gorizia sul Friuli, di cui il conte era capitano generale, e sulla pianura veneta cominciò ad essere una realtà.

Enrico II sposò Beatrice da Camino, il cui padre, Gherardo, è citato da Dante - e di un soggiorno di Dante a Gorizia si parlò a lungo, pur senza preciso fondamento - e alla morte di questa, in seconde nozze, un'altra Beatrice: Beatrice di Baviera. A differenza di molti conti di Gorizia, che usavano abitualmente solo la lingua tedesca, parlava perfettamente l'italiano. Fu in buoni rapporti con la Repubblica di Venezia, che gli concesse la cittadinanza veneziana e gli permise, fatto del tutto eccezionale, di entrare in città accompagnato dagli uomini della sua scorta senza che né questi né il conte fossero obbligati a deporre le armi. Cercò anche di stringere un'alleanza con Cangrande della Scala, ma gli interessi dei due nobili signori erano in contrasto e non fu possibile trovare un accordo, e il conte di Gorizia conquistò in rapida successione Treviso (1313) e Padova (1314). Enrico II morì improvvisamente il 23 aprile 1323, a Gorizia, durante il banchetto per il matrimonio di una sua figlia naturale, Elisabetta. Corse voce che fosse stato avvelenato, e i sospetti caddero naturalmente sul suo antagonista, Cangrande della Scala. Con la sua morte e con la reggenza della contea per conto dell'erede infante venne interrotto ogni progetto di influenza nel Veneto dei goriziani, che dovettero ritirarsi dai territori conquistati.

Elisabetta di Gorizia 

 Monaco di Baviera, 1262 circa – Vienna, 28 ottobre 1313 

Quando si parla dell'imperatrice Elisabetta si pensa immediatamente a Sissi, ma nel medioevo vi fu un'altra imperatrice Elisabetta d'Asburgo, che proveniva dalla casata dei conti di Gorizia. Il 16 novembre 1298, Alberto d'Asburgo veniva incoronato imperatore del Sacro Romano Impero ad Aquisgrana. Con lui era la moglie Elisabetta, figlia di Mainardo IV conte di Gorizia e di Elisabetta di Baviera. Si erano sposati giovanissimi, un matrimonio combinato tra i genitori che si erano conosciuti all’inizio della sfortunata spedizione di Corradino di Svevia in Italia nel 1267. Mainardo IV di Gorizia aveva sposato Elisabetta di Baviera, vedova del re Corrado IV e madre di Corradino, e si era così trovato coinvolto nel tentativo del figliastro di riprendere il trono.

In quella occasione aveva conosciuto il conte Rodolfo d'Asburgo, e l’amicizia sorta tra i due era stata cementata dall'accordo di matrimonio fra i figli: la primogenita di Mainardo, Elisabetta, e il primogenito di Rodolfo, Alberto. Alberto sarebbe diventato conte, Elisabetta era figlia di una regina. L'accordo era conveniente per entrambe le famiglie, ma quando Rodolfo d'Asburgo venne eletto re di Germania, nel 1273, avrebbe potuto combinare per il figlio un matrimonio migliore, che gli portasse alleanze più vantaggiose. Il re tuttavia confermò l'impegno dicendo a Mainardo: "Nessun re può vergognarsi del casato del mio amico". Le nozze vennero celebrate nel 1274 e l'adolescente Elisabetta ebbe dal padre un corredo sfarzoso: gioielli, pietre preziose, pellicce e stoffe pregiate vennero acquistate per lei a Venezia perché avesse una dote regale. Con quel matrimonio non solo i conti di Gorizia si imparentarono con la casa regnante, ma Elisabetta divenne la capostipite in linea femminile degli Asburgo. Elisabetta diede ad Alberto ben 21 figli. Suo marito, il principe Alberto, non ereditò automaticamente il trono, ma dovette confermare il suo diritto sul campo di battaglia, sconfiggendo nel 1298 l'esercito del suo rivale, Adolfo di Nassau. Mainardo non vide l'incoronazione della figlia: era morto qualche anno prima, nel 1295, ma il suo progetto politico continuava a dare i suoi frutti anche dopo la sua morte. Elisabetta era tra i suoi figli quella che più gli assomigliava: i documenti dell'epoca non si limitano a citarla come consorte del re, ma la mostrano promotrice di sue iniziative e dopo la morte del marito, assassinato nel 1308, partecipe delle vicende politiche dei figli, fino alla morte, avvenuta nel 1313. Elisabetta non aveva in realtà particolari legami con Gorizia: non solo era stata data in sposa bambina, ma suo padre Mainardo era dal 1271 conte del Tirolo e di Gorizia, mentre la casa dei conti di Gorizia e del Tirolo continuava con Alberto, fratello di Mainardo. Mainardo risiedeva in Tirolo, e appartiene più alla storia del Tirolo che a quella di Gorizia. Resta però il fatto che una contessina di Gorizia diventò regina di Germania e imperatrice, ed ebbe un posto di rilievo nell'albero genealogico della Casa d'Austria.

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