ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

AQUILEIA MADRE E SORELLA, un primo VIDEO E UNA RIFLESSIONE

AQUILEIA E GORIZIA UN LEGAME INDISSOLUBILE

Da  Aquileia a Gorizia, da Udine a  Cividale, da Gradisca a Palmanova, un Medioevo di “confine”, quello del Friuli,  quasi sconosciuto ma  imprescindibile per lo sviluppo dell’Europa a venire.  Storia, cultura, guerre e conflitti ma anche  l’inedito incontro  delle tre principali civiltà europee, quella latina, quella slava e quella germanica, alle quali noi di gopolis aggiungiamo sempre quella ebraica, che qui interagiscono scambiano cultura e tradizioni, compenetrano modi di vita e linguaggi, tanto da diventare a Gorizia, un popolare grammelot, non ancora indagato a fondo: per restare nel campo del linguaggio  in  questo territorio ai margini estremi di imperi e nazioni, di culture e civiltà, si sviluppa una lingua originale, come il friulano.
Aquileia, fondata dai Romani nel 181 avanti Cristo, si sviluppa nei secoli successivi fino a diventare uno dei centri più importanti dell’impero, snodo dei traffici tra Nord Europa e Mediterraneo, punto d’incontro di filosofie e religioni del mondo allora conosciuto, la cui affascinante e per certi versi ancora misteriosa  complessità è ancora oggi testimoniata nei più antichi mosaici della sua straordinaria Basilica, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco: una simbologia analoga si trova soltanto nei testi gnostici ritrovati nel 1945 a Nag Hammadi in Egitto e testimoniano- de visu-  l’influenze mitraiche e gnostiche sul nascente cristianesimo. Da Aquileia, fucina mistica a metà strada tra Mar Baltico e il Delta del Nilo,  si diffonde il cristianesimo nell’Europa Orientale: dopo la caduta dell’impero romano la città perde il suo ruolo di potenza commerciale per assumere una nuova fondamentale funzione religiosa: i vescovi di Aquileia esercitano, insieme alla diocesi di Milano, (nel 381 d.c. ad Aquileia fu celebrato un Concilio, promosso da Sant'Ambrogio da Milano e presieduto dal vescovo di Aquileia, Valeriano, che condannò le dottrine ariane diffuse in Occidente) una primazia sulla chiesa d’occidente, anche per l'autorità esercitata su una ventina di diocesi in Italia e una decina oltre le Alpi.

 Come realtà ecclesiale, infatti,  il patriarcato di Aquileia è stato la più grande diocesi e metropolia di tutto il medioevo europeo. Fino all'811 la sua provincia ecclesiastica arrivava fino al fiume Danubio a nord, al lago Balaton a est e a ovest arrivava fino a Como e all'attuale Canton Ticino. A sud comprendeva l'Istria fino al 1751, anno della sua soppressione. Nell'811, Carlo Magno ne allargò i confini fino al Danubio e alla Drava. Vastissima era anche la diocesi aquileiese. La corte del Patriarca di Aquileia comprendeva popoli di lingua ed etnia diversi. Univa il mondo latino con quello germanico e quello slavo, come del resto, anche se con motivazioni del tutto diverse, fece la Contea di Gorizia. Il  1001 è l’anno a cui risale la prima citazione di Gorizia ( dallo sloveno Gorica) e Salcano (dal latino Sylicanum), in un editto di Ottone Primo che prefigura un riordino amministrativo dell’Impero dopo le devastazioni degli Ungari. Nel documento l’imperatore dona questi territori per metà alla famiglia carinziana degli Eppestein e per metà ai Patriarchi di Aquileia, creando un’ambiguità di fondo che darà vita nei secoli successivi a innumerevoli conflitti.  Tra il 1070 e il 1090 nasce concretamente  la Contea di Gorizia, prima dominata dal casato degli Eppestein e quindi dei cosidetti Ariboni originari di Milstatt, sempre originari della Carinzia.

ANTESIGNANI DELLA MITTELEUROPA

Il rapporto di Aquileia e Gorizia con il mondo germanico è assolutamente rilevante in periodo medievale, anche se dal Quindicesimo secolo i rapporti di forza nel Nordest d’Italia cambieranno radicalmente. La contea di Gorizia nasce indiscutibilmente come istituzione germanica su un territorio in cui convivono da secoli popolazioni latine e slave. In un fazzoletto di terra quindi, Gorizia,  che a quel tempo è poco più di un agglomerato di casupole abbarbicate sul colle oggi sovrastato dal Castello, si intersecano e interagiscono anche linguisticamente  le tre principali  civiltà  europee. La contea si ingrandisce sotto il dinamico agire della dinastia mainardina (così chiamata per la frequenza del nome Mainardo nella sua stirpe) e, pur contrastata fortemente dal Patriarcato di Aquileia, si sviluppa inarrestabilmente  fino a raggiungere il massimo dell’estensione attorno al 1320, quando i conti di Gorizia dominano su vasti territori dell’Istria, del Friuli, della Carinzia, del Tirolo, dell’attuale Slovenia, arrivando a conquistare seppur per pochi anni , anche Treviso e Padova. L’influenza di Aquileia in primis, ma anche di Gorizia sull’Europa centro-orientale è ancora oggi poco conosciuta: per la parte goriziana, potremmo dire quasi ignota, tranne che in Austria:  testimonianze visibili, tracce e reperti spesso molto interessanti di questo dominio si trovano oggi in territorio italiano, austriaco, sloveno e croato (Istria) confermando la prefigurazione, certo in scala minore, ma  comunque con una ricchissima diversità di genti e di linguaggi, la futura Mitteleuropa. Esiste quindi un rapporto fortissimo tra queste due entità del nordest italiano, un interagire continuo dal punto di vista delle vocazioni a unire tradizioni e mondi diversi.

Il patriarcato di Aquileia viene assoggettato dalla Serenissima, insieme a tutto il Friuli, nel 1420; Il Papa di Roma riconosce il Patriarca che viene confinato comunque alla ormai piccola città di Aquileia. La Contea di Gorizia, nei termini fin qui descritti finisce nel 1500,  alla morte dell’ultimo conte, Leonardo, sposato con Paola Gonzaga ( un matrimonio che testimonia l’attrazione fatale dell’Italia anche per una dinastia alpina, come quella goriziana) che non gli diede eredi. La Contea  dopo varie vicissitudini belliche tra Asburgo e Venezia, con ciò che rimaneva del suo territorio e soprattutto con i suoi storici privilegi territoriali, andò ad arricchire il nascente Impero di  Massimiliano Primo d’Asburgo, che durò ininterrottamente fino al 1918.

Si sovrappongono  quindi tra il 15° e il 16° secolo in questa regione cerniera d’Europa, il potere temporale e  spirituale di Aquileia e di Gorizia.  E’ opinione di molti storici che il retaggio della Contea di Gorizia, che si estendeva dai monti del Tirolo fino all’Adriatico,  fu la quarta colonna che sorreggeva l’enorme impalcatura del nascente Impero, insieme alle Fiandre, la Borgogna, l’Alsazia. Gorizia e Lienz, capoluogo dell’Ost Tirol, furono i centri motori di questa signoria  e ancora oggi  sia a Gorizia sia in Tirolo vi sono molteplici e interessanti  testimonianze della Contea di Gorizia che, paradossalmente è  senz’altro più conosciuta in Austria che in Italia.  Lienz in particolare conserva l’imponente castello che fu per secoli seconda dimora dei conti e custodisce le tombe di Leonardo e Paola Gonzaga.  L’influenza spirituale del Patriarcato di Aquileia resta ancora, anche se sottotraccia, uno dei collanti più importanti che legano Ovest ed Est Europa: varrebbe la pena quindi ricordare un frammento della storia regionale, che forse più di qualsiasi altro ha determinato le vicende europee: si tratta di una storia poco conosciuta anche in Friuli Venezia Giulia. Resta infatti poco  di tutta questa ricchissima mole di vicende storiche, assolutamente importanti per l’intrinseco, originale  interesse culturale e storico e per i futuri assetti dell’Europa intera. La storia della Contea di Gorizia resta quasi ignota in Italia: in Austria, in Tirolo e in Carinzia soprattutto  è stata senz’altro più valorizzata. Il Patriarcato di Aquileia viene ricordato – e onorato - ancora tra i popoli balcanici, dalla Carinzia all’Ungheria. Uno dei motivi di questo oblìo che ci proponiamo di correggere  risiede senz’altro nella storiografia ufficiale del Nordest italico (o del sudovest austriaco) , dominata per secoli dalla Serenissima, che lucidamente ha  valorizzato il Friuli latino a scapito di quello “tedesco”, imperiale e quindi asburgico  i cui Conti mainardini furono senz’altro alfieri. Specularmente avvenne da parte degli Asburgo per quanto riguarda Gorizia.

Eppure, la storia del medioevo nel Friuli Venezia Giulia, nel Nordest italiano, nell’arco alpino orientale, non può prescindere dalla diarchia formata dal Patriarcato di Aquileia e  dalla Contea di Gorizia e dai loro periodici e continui conflitti per  predominio sul Friuli. Guerre battaglie, assedi, delitti, che interessano Udine, Cividale, Trieste, Grado segnano una rivalità secolare  che si esaurisce soltanto quando sulla scena della storia  irrompono potenze più rilevanti come Venezia e l’Impero asburgico. A seguito delle gravi controversie tra Venezia e l'Austria per la nomina dei metropoliti, il patriarcato fu soppresso il 6 luglio 1751 e sostituito con l'arcivescovado di Udine dato all'ultimo patriarca Daniele Dolfin il 19 gennaio 1752, e quello di Gorizia, ove fu nominato Carlo Michele d'Attems. La contea di Gorizia terminò la sua vita “ufficiale” con la Vittoria dell’Italia sull’impero austroungarico nel 1918. Da ricordare che il tesoro di Aquileia fu diviso in parti eguali tra Udine e Gorizia. Quello di Udine fu rubato pochi anni dopo la donazione. Quello di Gorizia è intonso, preziosissimo e nell’anno del Giubileo fu creato un Museo apposito d’intesa tra il Comune di Gorizia e La Curia Arcivescovile, il Museo di S. Chiara che aspetta ancora di ospitare in bella mostra una parte fondamentale della storia della nostra regione. Oggi Cervignano ed Aquileia ricadono sotto l’arcidiocesi di Gorizia, che resta quindi la vera erede di questo immenso patrimonio culturale e storico. Varrebbe la pena di valorizzarlo.

ANTONIO DEVETAG