ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

LA SINAGOGA

DI ANTONELLA GALLAROTTI

 

 

La sinagoga è situata in via Ascoli, l'unica via di cui si compone il vecchio ghetto, così intitolata nel 1880 per onorare l'illustre concittadino nel corso della sua vita. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, però, le autorità austriache nell'ottobre 1915 cambiarono i nomi italiani di molte strade goriziane, tra cui via Ascoli, che si chiamò via San Giovanni. Al termine della prima guerra mondiale il nome di Ascoli venne ripristinato, finché, nel 1940, fu sostituito da via Tunisi. Dal dopoguerra ha ripreso il nome di via Ascoli.
La struttura urbanistica e architettonica dell'area è rimase 
pressochéimmutata dal 1698 fino agli anni Cinquanta del Novecento, quando vennero demolite molte case fatiscenti del vecchio ghetto, tra cui quelle adiacenti alla sinagoga. Andarono così distrutti l'abitazione del rabbino, le scuole, il bagno rituale, il forno degli azzimi, l'accesso esterno al matroneo, e vennero costruite case popolari, con modifiche dell'impianto viario della zona. Il tratto di via Ascoli che va da via San Giovanni alla sinagoga è rimasto sostanzialmente quello originario, abbellito dalla nuova pavimentazione stradale e dalla ristrutturazione di molte case che si affacciano sulla via e che mantengono il loro aspetto caratteristico, con i balconi in ferro battuto e le porte e le finestre evidenziate da cornici in pietra.
Costruita nel 1756 nel cuore del ghetto, la sinagoga fu oggetto di una ristrutturazione nel 1894: furono abbattute le case che la separavano dall'asse stradale e di conseguenza venne dotata di un cortile d'accesso preceduto da un alto frontone alla cui sommità si trovano le tavole della Legge. L'edificio subì pochi danni nel corso del tempo: né i bombardamenti della prima guerra mondiale né il saccheggio avvenuto durante la seconda ne compromisero la struttura.
Al pianterreno trovano sede il museo “Gerusalemme sull'Isonzo” e l'esposizione dedicata a Carlo Michelstaedter, mentre il tempio al primo piano si presenta nel suo suggestivo aspetto settecentesco, ripristinato con i restauri del 1984 a cura del Comune di Gorizia.
Il risanamento del quartiere avviato negli anni Cinquanta, con la demolizione di edifici degradati e pericolanti e la realizzazione di nuove case d'abitazione, diede un nuovo aspetto alla sinagoga, che si trovò isolata dalle costruzioni adiacenti, con le quali aveva precedentemente costituito un fronte unico sulla via Ascoli. Scomparve così anche l'accesso separato al matroneo, riservato alle donne, che avveniva attraverso una delle case a fianco del tempio. Nello spazio venuto a crearsi tra la sinagoga e le case nuove o ristrutturate fu poi realizzato un giardino, cui è venuta recentemente ad affiancarsi un'area verde di passaggio verso la sottostante via Brass. Questo nuovo giardino esterno è stato dedicato alla memoria di Bruno Farber, il più giovane deportato goriziano, ucciso ad Auschwitz a tre mesi di età, e comprende una installazione di Emanuele Luzzati che rievoca la festa ebraica di Purim. Accanto al tempio israelitico è stato collocato il settecentesco cancello in ferro battuto proveniente dal cortile della "casa Ascoli", che un tempo era usato come cancello del ghetto, in una efficace e simbolica sintesi di elementi della storia ebraica goriziana che hanno assunto nel tempo significati diversi: il cancello, manufatto legato alla chiusura anche materiale del ghetto e alla sua separazione dal contesto cittadino, ora appartiene al patrimonio comune dell'arte e della storia; il tempio, ieri luogo di preghiera e di studio, oggi di cultura e di memorie; la scala verso il torrente Corno, che un tempo gli ebrei percorrevano il primo dell'anno per la cerimonia del tashlik (il simbolico liberarsi dei peccati gettandoli nell'acqua corrente) e che oggi serve da raccordo tra il sottostante parcheggio e via Ascoli e l'area limitrofa.
Non incluso nel complesso sinagogale ma non dimenticato dal progetto di recupero e di riproposta complessiva è un altro luogo dell'ebraismo goriziano: il cimitero di Valdirose (oggi Rožna dolina, in territorio sloveno). È un posto quasi irreale, fuori dal tempo, nonostante si trovi a poche decine di metri dal valico internazionale della Casa rossa e di diverse strutture viarie e confinarie. Al suo interno ci si trova in un altro mondo, dove dalle parole ormai sbiadite delle lapidi tombali emerge il ricordo degli uomini e delle donne che facevano parte della comunità ebraica goriziana. Non più in uso dal 1947, il cimitero è stato conservato intatto, se si esclude il degrado causato dal trascorrere del tempo: la manutenzione ordinaria è curata dal Comune di Nova Gorica. Anche il cimitero è stato oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria e restauro, limitatamente al percorso di accesso con un pannello informativo e alle lapidi dei rabbini di Gorizia e di Carlo Michelstaedter e della sua famiglia, grazie ad un progetto della Fondazione CaRiGo, nel 2010. Il percorso che unisce la sinagoga al cimitero è stato descritto in una piccola guida con l'itinerario da seguire pubblicata dal Comune nel 2001 e ristampata in una seconda edizione nel 2010. In questo modo goriziani e non goriziani possono ripercorrere, attraverso i luoghi, le testimonianze e le strutture museali, la storia affascinante e coinvolgente della comunità ebraica di Gorizia.
 
 
Per approfondimenti:
Antonella Gallarotti. Itinerario ebraico. Gorizia, Il Comune, [2001]. Testo anche in sloveno, inglese, tedesco;
Bet ha Chajim. La casa dei viventi. Valdirose. Il cimitero della Comunità Ebraica di Gorizia. A cura di Maria Elisabetta Loricchio, Agostino Colla. Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2004;
Gerusalemme sull’Isonzo. Sinagoga, museo, itinerari ebraici goriziani. Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna, 2006. A cura di Antonella Gallarotti, Maria Elisabetta Loricchio;
Antonella Gallarotti. Itinerario ebraico. Sulle tracce di Michelstaedter. 2. ed. ampliata. Gorizia, Il Comune, 2010.Testo anche in sloveno, inglese, tedesco.
 
 
 
I testi dei pannelli del museo si possono leggere anche sul sito dell'Associazione Amici di Israele di Gorizia:

 

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