ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

ROTTAMIAMO LA CULTURA 

LIBRI DA BRUCIARE

Il 31 maggio del 2005 furono gettati al macero vagonate di libri editi dal Comune di Gorizia nel periodo in cui era sindaco Gaetano Valenti e il sottoscritto Assessore alla cultura e in quanto tale promotore della valorizzazione della cultura goriziana.I balordi si accanirono sopratutto contro due prestigiosi ( e costosi) cataloghi di due mostre storiche realizzate in odore di centrodestra: Divus Maximilianus e Gorizia Barocca. Quest'ultimo in particolare aveva come sottotitolo “Una città italiana nell'Impero degli Asburgo” e quell'aggettivo “italiana” era stato percepito come una vera e propria offesa alla vulgata della Gorizia rigorosamente slovena, austriaca, friulana. Il libro, di oltre 400 pagine, corredato da  mappe della città assolutamente inedite prestate dal Kunsthinstorische Museum di Vienna, scientificamente documentato con la cura certosina di Silvano Cavazza, Anfrea Bressan, Mario Doberl, Friedrerich Edelmeyer, Mauro Gaddi, Walter Klainschek Aleksander Panjiek, Francesco Madama, Matthias Pfaffenbichler, Lucia Pillon, Donatella Porcedda, Luigi Tavano, Giuseppe Trebbi, Marino De Grassi, Marina Bressan, sosteneva la tesi suffragata da dati e testimonianze incontestabili che Gorizia, soprattutto dal '500 in poi aveva subito una evidente trasformazione culturale e sociale grazie ANCHE alla componente italiana, forte soprattutto di apporti friulani, veneti e lombardi. Chi si permetteva di contestare i libri sacri scritti da una mediocra generazione di storici postbellici che individuavano ironicamente l'italianità di Gorizia nel "cielo azzurro" e in qualche pino marittimo sparso ad arte sul colle del castello? Un'offesa che andava lavata: ci pensò la giunta di sinistra che governò Gorizia dal 2002 al 2007: libri distrutti. Modello Goebbels. 

ANTONIO DEVETAG

 

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