ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

LE BIBLIOTECHE GORIZIANE, UNA NOSTRA RICCHEZZA

BIBLIOTECA STATALE ISONTINA

La Biblioteca Statale Isontina trae le sue lontane origini dalla raccolta libraria che si costituì e si accrebbe in seno al collegio dei Gesuiti (1629 - 1773) sino alla soppressione di quell'ordine voluta da Maria Teresa. Dopo essere stata riordinata e riaperta nella sede attuale dai Padri Piaristi (1780 - 1810) e aver subito gravi danni durante l'occupazione francese del 1810, con la restaurazione asburgica divenne una delle sei biblioteche degli studi della Monarchia austriaca (1822) e fu aperta al pubblico nel 1825, conservando sino al 1914 il nome e le funzioni di Biblioteca regionale del Litorale (Venezia Giulia). All'inizio della Prima guerra mondiale, parte delle raccolte librarie fu messa in salvo a Graz; il resto, rimasto in sede, andò danneggiato o distrutto. Occupata Gorizia dalle truppe italiane, quanto poté essere salvato fu trasportato a Firenze, presso la Biblioteca Laurenziana, dove rimase sino al 1919, anno in cui si costituì la nuova Biblioteca di Stato, che nel 1925 prese il nome di Governativa e riunì nella stessa sede anche la Biblioteca Civica e la Biblioteca e Archivio provinciale. Riparati i danni causati dalla Guerra, l'istituto tornò nella tranquillità di Palazzo Werdenberg. Nel 1941 la Biblioteca Provinciale si trasferì a Palazzo Attems, mentre la Biblioteca Civica (fondata nel 1888 dal Comune di Gorizia e aperta al pubblico nel 1893) mantenne l'unione con la Statale.La Seconda guerra mondiale e le successive occupazioni militari tedesca, jugoslava e angloamericana provocarono nuovi ingenti danni all'Istituto, che tuttavia ha saputo energicamente risollevarsi e adeguarsi alle mutate esigenze. Nel 1967 la Biblioteca ha assunto la denominazione di Statale Isontina con nuovi e più importanti compiti culturali, come testimoniano sia il rapido e promettente incremento che l'Istituto bibliotecario goriziano ha avuto nel periodo più recente nel patrimonio librario (al 30 giugno 2015 risulta essere di 403.639 volumi) e nel numero di frequentatori, sia la sua significativa presenza in ambito cittadino (conferenze, lezioni, mostre bibliografiche e d'arte).

Dal punto di vista storico-artistico Palazzo Werdenberg si colloca tra gli edifici di carattere monumentale. La sua storia si lega a quella dei Gesuiti, la cui presenza a Gorizia era stata chiesta, come in molti centri dell'impero asburgico (Graz, Lubiana), nello spirito e secondo norme e direttive del Concilio di Trento, soprattutto per curare l'istruzione della gioventù, in conseguenza alla grave crisi religiosa e spirituale che coinvolse in quel periodo il clero e la popolazione locale, non indifferenti al luteranesimo che si andava diffondendo in Europa. Il loro insediamento a Gorizia nel 1615, dopo la cacciata dai territori della Repubblica di San Marco, fu reso possibile grazie alla donazione da parte del barone Vito Dornberg, della Chiesa di San Giovanni, con annessa casa, nell'omonima via. Inizialmente l'abitazione venne usata anche come seminario per pochi allievi, perché i gesuiti si impegnarono anche nell'attività di educazione e formazione del clero. Data la precarietà della situazione intervenne nel 1629 il barone Verda von Werdenberg, che destinò 22 mila fiorini per il mantenimento in perpetuo di 24 seminaristi poveri e un suo edificio sempre in via San Giovanni per l'adattamento a Seminario. Poiché però la casa era troppo distante dal collegio e non abbastanza comoda fu comprata, nel 1634, sempre con il generoso finanziamento del barone de Werdenberg, una casa più vicina e più ampia dal nobile Ambrogio Sembler. L'intera struttura fu quasi interamente rifatta, aumentata con l'aggiunta degli edifici attigui e abbellita e arrivò a completamento nel 1649. Si presenta con una facciata compatta, trafilata da sequenze serrate di finestre, su Via delle Scuole (oggi via Mameli), mentre il lato sull'attuale Corso Verdi è alleggerito da armoniosi porticati a tre ordini di logge prospicienti il grande cortile interno. Semplice e sobrio, il palazzo raggiunge la perfetta armonia nelle sue linee architettoniche ed esprime in pieno la funzione per la quale venne edificato, concedendo alla moda barocca soltanto i bellissimi stucchi posti alla sommità dello scalone, opera probabile di Giovanni Pacassi, padre dell'architetto Nicolò.

Altri segni distintivi della sua nobiltà storico - artistica sono pure gli archi a volta, presenti in alcuni locali e cantine, del pianoterra e del primo piano, e le già menzionate logge, capaci di creare prospetti suggestivi, dentro e fuori l'edificio al quale fanno da contorno i due giardini, uno dei quali cita l'antico orto botanico dell'i.r. Ginnasio austriaco. Nel marzo 1995 è stato portato a termine il massiccio ciclo di interventi edilizi e impiantistici iniziati alla fine del 1988, i quali hanno rimesso a nuovo Palazzo Werdenberg, conferendogli solidità ed eleganza e adeguandolo alle funzioni di una moderna Biblioteca, con l'incremento degli spazi e con l'apertura di nuovi servizi.

 

(da: https://www.isontina.beniculturali.it/)

BIBLIOTECA CIVICA

La Biblioteca Statale Isontina gestisce il Fondo denominato Biblioteca Civica (di proprietà del Comune di Gorizia), le cui raccolte, di rilevante importanza sul piano della storia patria, sono notevoli, se non per il numero, per la rarità e il pregio di non poche edizioni a stampa e per i fondi Giuseppe Domenico Della Bona e Carlo Michelstaedter. Le collezioni della Biblioteca Civica (oltre 64.000 volumi) comprendono materiale bibliografico di interesse locale e regionale, compresi i territori della Slovenia, Istria e Dalmazia che, con la Contea, facevano parte del Litorale adriatico. Tra le raccolte, il Fondo Michelstaedter, la biblioteca di Giuseppe Domenico Della Bona (con la collezione di manoscritti e di testi a stampa di storia locale), la biblioteca dell’ex Collegio Dante.

Già a metà Ottocento il Comune di Gorizia disponeva di una piccola biblioteca, ad uso istituzionale e non aperta al pubblico. Nel 1886 fu possibile acquistare, grazie ad un impegno finanziario affiancato da un intervento straordinario della Giunta provinciale, la biblioteca dello studioso Giuseppe Domenico Della Bona (1790-1864), specializzata in storia locale (o "storia patria"). La Biblioteca Civica fu istituita formalmente il 27 marzo 1888, con sede in una sala del palazzo comunale, allora situato in via del Giardino (attuale Corso Verdi). Dopo i lavori di riordino e catalogazione fu aperta al pubblico il 5 gennaio 1893. Fu in parte danneggiata all'inizio della prima guerra mondiale (ne furono asportati i testi di narrativa moderna italiana); nel 1916, le 108 casse di libri che ne costituivano le raccolte furono fatte portare lontano dal fronte da Emilio Mulitsch e depositate presso la Biblioteca Laurenziana di Firenze.

Dopo la guerra, i libri tornarono da Firenze, e la Civica fu unita alla Governativa (già Studienbibliothek, poi Statale Isontina) e alla Provinciale, formando un'unica istituzione bibliotecaria. Con una convenzione rinnovata dal 1919, la Civica è da allora annessa alla statale, conservando le sue caratteristiche di documentazione della storia locale e delle memorie della città e del Goriziano.

BIBLIOTECA E ARCHIVIO PROVINCIALE

 

Insieme a quello dei Musei Provinciali va affrontato anche il futuro dell'archivio storico e della biblioteca provinciale. Sono strutture connesse ai musei, ma con una loro autonomia strutturale e organizzativa, integrate nella rete culturale goriziana a servizio di studiosi e ricercatori. Entrambe hanno sede a Palazzo Alvarez. La Biblioteca ha origine contemporaneamente alla fondazione del museo, nel 1861, quando la Dieta Provinciale dispone di raccogliere nel museo anche le opere riguardanti la provincia e quelle degli autori locali. Al fondo antico di storia locale si sono poi aggiunte nel corso degli anni le pubblicazioni di supporto alle principali sezioni (pinacoteca, Grande Guerra, artigianato, moda). La biblioteca è dunque altamente specializzata. L'Archivio Storico Provinciale, nato di fatto nel 1914 come struttura aperta al pubblico, raccoglie documenti sulla storia di Gorizia e dei suo territorio a partire dall'epoca medioevale. Comprende gli Atti degli Stati Provinciali, con la Raccolta morelliana, l'Archivio della Giunta della Principesca Contea di Gorizia e Gradisca, quelli della Società Agraria di Gorizia e del Teatro di Società di Gorizia, l'Archivio documenti di storia patria, vari fondi familiari o personali (Strassoldo, Coronini, Del Mestri, Fonda Savio, Pocarini, Persoglia), pergamene, manoscritti, mappe censuarie, urbari, ecc.

Va ricordato che già in passato nel nostro territorio sono state fatte scelte di razionalizzazione ed economia gestionale senza per questo penalizzare le strutture culturali goriziane ed i loro utenti. Dopo la prima guerra mondiale, quando la priorità era costituita dalla ricostruzione della città, la biblioteca e l'archivio provinciale furono uniti alla biblioteca governativa (l'attuale biblioteca statale isontina) insieme alla biblioteca civica, proprio come il Museo Civico o Civico Museo di storia e arte confluiva nel Museo della Redenzione. Nel caso delle biblioteche, ognuna mantenne l'autonomia e la specializzazione delle proprie raccolte. Questa situazione durò anche negli anni di soppressione della Provincia di Gorizia (1923-1926), che fu unita a quella di Udine, e dopo la sua ricostituzione, fino al 1940. Quindi anche oggi, in tempi economicamente difficili ma non paragonabili a quelli dell'immediato dopoguerra, lo storico legame con la realtà locale di musei, biblioteca e archivio provinciali può e deve essere mantenuto.

 

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