ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

GRADO, I TESORI - I DUE VIDEO DI GOPOLIS

GRADO, I TESORI

Grado è l’Isola del Sole, come recitavano negli anni ’30 i rutilanti manifesti del grande Dudovich e oggi circa un milione e mezzo di turisti all’anno sono attirati da un mare ripetutamente riconosciuto tra i più puliti d’Europa. Grado è  Isola dello spirito: ha una sua particolare storia, plurimilllenaria, tesori architettonici e artistici  che nulla hanno a che invidiare a città più blasonate; ha un suo linguaggio melodioso, felice impasto di Veneto e Friuli, che il grande poeta Biagio Marin, in una serie d’elegie fondamentali nella cultura italiana del ‘900, elesse a lingua vera e propria. Ma Grado è anche “figlia d’Aquileia e Madre di Venezia”, come   sentenziano orgogliosamente i suoi abitanti, che forse non esagerano più di tanto. La cittadina nacque alla storia quando nel V secolo  gli aquileiesi trovarono rifugio su questa splendida isola affacciata sull’Adriatico per trovare scampo dalle orde di Attila. Vi costruirono un castrum, che ancora oggi delimita la parte più antica della città, un intrico incantevole di calli e piazzette, su cui si affacciano trattorie e ristoranti che offrono – si dice – la miglior cucina di pesce dell’Adriatico; e anche tesori d’arte eccezionali, come la grande Basilica di Sant’Eufemia, che fu consacrata dal Patriarca Elia nel 579, al cui interno, tra le colonne con capitelli d’epoca classica, in un’atmosfera mistica e solenne si può ammirare il grande mosaico pavimentale ( fine del VI secolo), ricco di affascinanti raffigurazioni simboliche. Accanto a Sant’Eufemia, l’elegante sagoma ottagonale del Battistero ( metà del V sec.).  A qualche decina di metri, ecco il terzo gioiello architettonico: la piccola Basilica di Santa Maria delle Grazie, testimonianza unica di un momento storico ancora confuso, in bilico tra equilibrio classico e medievale di­sarmonia.  Nel 1451 il Patriarcato fu spostato a Venezia facendo della Serenissima, almeno in senso ecclesiastico, l’erede di Grado. Dopo un lungo periodo di decadenza, nell’800 Grado fu riscoperta dalla nobiltà e dalla grande borghesia mitteleuropea, che la elesse a luogo di vacanza privilegiato anche per il riconosciuto potere curativo della sua sabbia e delle acque. Le Terme, nate nel 1873 sono tra le più apprezzate d’Italia e offrono un vastissimo ventaglio di opportunità per cure del tutto naturali, che vanno dai bagni di sabbia  all’uso della sua acqua ricchissima di jodio per sanare malattie delle vie respiratorie. Da qualche tempo è in funzione dodici mesi all’anno anche un nuovissimo centro di fitness e benessere con personale specializzato, in cui è possibile sottoporsi a massaggi canonici oppure basati su antichissime tecniche orientali, come lo Shiatsu e il Thai. E non è finita: alle spalle dell’Isola si estende la laguna, ambiente naturale ancora intatto, luogo di sosta per uccelli migratori e di contemplazione per chi cerca una vacanza rilassante e un armonico contatto con la natura: Pier Paolo Pasolini ne fu un estimatore entusiasta .

 

GRADO E GORIZIA, UN RAPPORTO MAI NATO

Noi di gopolis, che amiamo Grado come Gorizia, dedichiamo a Grado alcune immagini ( www.gopolis.it ) che sono puro atto d’amore, per due città, che Biagio Marin in una delle due interviste che ebbi l’onore di fargli, considerava indissolubilmente legate, soprattutto da una cultura alta e raffinata, che univa Friuli e Venezia Giulia, Mediterraneo e Mitteleuropa.
Mettere in sinergia Gorizia e Grado: sembrerebbe la cosa più semplice ma nessuno ci è mai riuscito. I tentativi delle municipalità sono state in genere tiepide: ma chi, invece di chiacchierare a vanvera avrebbe potuto sfruttare le prerogative sarebbe stata la Provincia di Gorizia, che era responsabile di un solo possibile disegno, quello di mettere in sinergia i piccoli tesori di cui disponeva questo nostro territorio. Eh già perché Grado “era” in provincia di Gorizia, che Debora e compagnia hanno provveduto a sostituire con altre diciassette mini provincie (o maxi comuni) lasciando intatta soltanto Trieste. La Provincia,si diceva, che oggi tenta di fare gli ultimi danni regalando i Musei provinciali all’efficientissima regione (vedi auditorium e galleria Dora Bassi): uno sfregio ai goriziani, una pernacchia al Comune e al suo sindaco.
Oltre che cianciare per vent’anni delle meraviglie possibili nel nome della spiaggia di Grado e del Collio Brandolin e Gherghetta non hanno mai trovato la quadra, a parte qualche evento subito dimenticato. Probabilmente non l’hanno neppure tentato. Perché? Noi di gopolis siamo convinti che i motivi anche in questo caso siano eminentemente e squallidamente politici. Grado e Gorizia sono due città di centrodestra. Qualsiasi cosa pur di non vederle progettare, costruire, programmare insieme. E qui le responsabilità non sono soltanto della provincia, ma anche di una municipalità che in passato si è fatta fregare perfino la sede della Doc Collio e di quella dell’Isonzo, senza peraltro rivendicare mai quella del Carso. Incredibile.
Per conoscere il grande Biagio Marin: www.biagiomarin.it
GOPOLIS