ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

ROSA FRESCA AULENTISSIMA

Gorizia è la città che è riuscita a perdere nella totale indifferenza le sedi della Doc Collio e Isonzo, rinunciando quindi a fregiarsi del prezioso appellativo di “Capitale” di un tesoro enologico di portata mondiale, che avrebbe potuto come minimo condividere con Cormons. Nessuna meraviglia se oggi si assiste, sullo sfondo di baruffe senza fine, alla incresciosa svalutazione di un prodotto d’assoluta eccellenza quale la  Rosa di Gorizia, le cui vicende cerchiamo di raccontarvi, con tanto di documentazione su www.gopolis.it. . Nel gennaio 2010 una equipe di cuochi di fama mondiale, o citando dal sito Nespresso ..“ un’equipe di spiriti liberi, di geni della cucina: Albert Adrià, Iñaki Aizpitarte, Alex Atala, Pascal Barbot, Claude Bosi, Massimo Bottura, David Chang, Quique Dacosta, Yoshihiro Narisawa, Petter Nilsson, René Redzepi e Davide Scabin” arriva in Friuli nell’ambito dell’iniziativa “Cook it raw” e tra tutte le delizie della nostra regione, rimangono principalmente colpiti dal nostro squisito radicchio e, sono stato testimone diretto dalla meraviglia invernale del nostro stupendo mercato coperto. Anche sulla Rosa di Gorizia e su suo cugino Canarino, una volta accertato il suo valore, si sono avventate varie entità il cui scopo era di ricollocarlo in tutti i dintorni possibili  con una predilezione per la provincia di Udine, trasformando un ortaggio per sua natura scarso e di  difficile coltivazione (row, appunto) in un prodotto da banco.

Il fatto è che il nostro radicchio è squisito  per una serie di ragioni cui neppure Gorizia, con tutta il suo perverso masochismo può rinunciare. Citiamo dal sito di slow food (https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/rosa-di-gorizia/): “Conosciuta – la Rosa di Gorizia,ndr - fin dai tempi degli Asburgo, tanto che il funzionario austriaco Karl von Czoernig la cita nel 1874 nella sua monumentale opera dedicata a Gorizia ed al suo territorio, grazie alla sua commercializzazione sui mercati locali e soprattutto su quello di Trieste è riuscita a mantenere la sua fama fino ai giorni nostri. Negli ultimi anni la fama si è ulteriormente diffusa sia a livello nazionale che europeo. Negli anni ‘50 del secolo scorso, questo radicchio, mediante l’impollinazione con una varietà da taglio, ha dato origine al radicchio canarino, identico in tutto e per tutto a quest’ultimo, tranne che per il colore che risulta essere giallo canarino, appunto, con variegature di rosso di varia gradazione. Il canarino ha avuto diffusione nel mercato locale ma recentemente la sua fama si è diffusa anche a livello nazionale. L’aumento della popolarità di questi radicchi purtroppo è inversamente proporzionale alla loro produzione che ormai è limitata a pochi ettari coltivati dai pochi contadini che ancora portano avanti una coltivazione lunga e laboriosa.”

Scarsa produzione quindi: ma una squisitezza che unita alle altre delizie del territorio, tra cui la Ribolla Gialla del Collio Goriziano, magari la nostra gubana – che non è il Presnitz e tanto meno l’omonima  di Cividale – potrebbe anche indurre qualche turista a passare un week end a Gorizia, poponendogli a latere qualche argomento di natura artistica e culturale che noi abbiamo più volte suggerito. Quindi noi facciamo il discorso esattamente inverso a coloro che vorrebbero commercializzare una produzione del prodotto fresco – perché fresca e croccante e nella sua stagione  va gustata la Rosa di Gorizia - che sarebbe sufficiente per il fabbisogno dei ristoratori locali, dei migliori ristoranti regionali (cosa che peraltro già avviene) e pochi altri locali nazionali al topo della cucina italiana. La rosa di Gorizia, quella vera quindi, il Radicchio Canarino quindi, al centro di una promozione autunno.-inverno che privilegi la nostra città. Il resto come i prodotti derivati, vedi la grappa, sono un ottimo contorno.

 

 

https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/rosa-di-gorizia/

 

TURISMO 3.0 E RADICCHIO: MA LA ROSA DI GORIZIA E' DE.CO O NO?

 

Una risposta ad Alessandro Culot

 Poni il problema di cosa si intenda sviluppare:do quali siano le priorità. Gopolis è interessato a un rilancio del turismo a Gorizia attraverso la cultura e l'enogastronomia. Un rilancio che possa andare a vantaggio dei goriziani tutti e sappiamo molto bene – l’Accademia della Cucina ce lo insegna – quanto i flussi turistici siano oggi determinati anche dall’offerta culinaria ed enogastronomica. Diciamo allora che un prodotto come la Rosa di Gorizia ( e il Canarino) andrebbe valorizzata in ogni maniera, ad esempio dedicando ad essa, interamente, il Dicembre goriziano.

Oggi la Rosa è conosciuta, grazie a iniziative come "cook it row", soprattutto nel mondo dell’altissima ristorazione: ma già nella nostra Regione per non parlare del Nordest la sua identità sfuma nell’impreciso, se non nello scorretto e nella mera imitazione. Questo è un danno, purtroppo dovuto ANCHE E NON SOLO alla confusione che – a Gorizia!- si è creata sulla Rosa di Gorizia. Non vogliamo essere campanilisti – e provinciali in senso deleterio – ma consentici qualche alzata di sopracciglio osservando alcune mozioni d'intenti sulla Rosa: si va da quel tragico screenshot della De.CO. che riportiamo qui sotto in cui la Rosa di Gorizia apparterrebbe territorialmente a Trieste ( se nessuno ce ne spiegherà la ragione lo cercheremo noi di gopolis) alla sua registrazione “ufficiale” alla camera di commercio di Udine. E’ poi notizia recentissima che gli elaborati degli allievi dell’istituto agrario Brignoli di Gradisca d’Isonzo sono stati consegnati all’Associazione periti agrari di Udine. Caro Alessandro, è così, nell’indifferenza più totale e generale che è cominciata l’eradicazione delle zone vitivinicole Doc Collio e Isonzo dalla nostra città, con una perdita incommensurabile.

La Rosa di Gorizia andrebbe supportata mediaticamente da tutte le istituzioni goriziane, in primis da quella Camera di commercio isontina che negò al Comune di Gorizia la registrazione del marchio “Rosa di Gorizia” interpretando asburgicamente leggi e regolamenti nazionali, inopinatamente scavalcati dall’imprenditore Santinelli, che registrò privatamente il marchio alla Camera di commercio di Udine poche settimane dopo. Gopolis è liberista e liberale, caro Alessandro e capiamo perfettamente che Santinelli fa – e lo fa bene, tre volte chapeau – il suo mestiere di imprenditore. Possiamo anche ammettere che è stato più astuto e pronto degli agricoltori riuniti nell’associazione “Produttori Radicchi Rosso di Gorizia o Rosa di Gorizia e/o Canarino di Gorizia” che sono riusciti comunque a ottenere il “Marchio collettivo”. Ciò non cancella la questione, che è importante.

Ora, o si sceglie di percorrere la strada di definire la Rosa di Gorizia autentica, definendo il limitato territorio di coltivazione: quindi una sorta di Rosa di Serie A, diciamo la Rosa Dop 8enominazione di origine protetta (PDO - Protected Designation of Origin che identifica la denominazione di un prodotto la cui produzione, trasformazione ed elaborazione avvengono in un'area geografica determinata) la cui gestione commerciale dovrebbe essere decisa dagli stessi agricoltori dell’associazione. Dall’altra una senz'altro meno pregiata ma anche più economica , chiamiamola Rosa Igp (IGP - Indicazione geografica protetta , identifica la denominazione di un prodotto di cui almeno uno degli stadi della produzione, trasformazione o elaborazione avviene in un'area geografica determinata) che potrebbe essere coltivata, con alcune serie garanzie di qualità dichiarate( tra le quali la provenienza goriziana delle semenze originali) : anche ad esempio a Fiumicello, in un territorio adiacente a quella che fu la provincia di Gorizia. L’importante sarebbe che la Cciaa 3.0, magari in sintonia con il Comune di Gorizia, sceverasse con serietà e una certa diplomazia la querelle che sta intorno a questo prodotto tutto goriziano, imponendo con saggezza alcune soluzioni, alcuni limiti alcune regole nel settore dell’agricoltura, che per decenni ha ignorato mentre rovinava l’industria e agonizzava il commercio.

ANTONIO DEVETAG
GOPOLIS

 

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