ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

RISPOSTE NON PERVENUTE: 

GOPOLIS VUOLE UN DIBATTITO PUBBLICO

TORRENTI NON RISPONDE LO FACCIAMO NOI

10.11.2015 19:42

Musei provinciali, nessuna risposta. ipotesi...

Non ci illudevamo: le domande fatte a Torrenti non hanno avuto risposta. La destinazione dei Musei provinciali da quanto abbiamo capito è questione che attiene a pochi potenti, accordi da ripostiglio. Top secret. Il destino di Gorizia è sottratto al pubblico dibattito, al giudizio dei suoi cittadini per diventare scambio di opzioni politiche e  scelta di strategie operate dalla vera casta, che è quella  burocratico- dirigenziale. Attendiamo , com’era nelle intenzioni di alcuni rappresentanti del consiglio comunale una seduta apposita  sul problema che è di primaria importanza in un momento in cui la Gorizia  l’opzione industriale è un ricordo  come quelle connotazioni strategiche dovute al confine est-ovest per cui ha campato per decenni sull’assistenza statale.

Torrenti non risponde. Non risponderemo alle sei domande ma daremo il via ad alcune ipotesi, corroborate da robusti indizi.

  1. Dare la gestione dei Musei provinciali alla regione significa perpetrare la storica divisione politica tra destra e sinistra isonzo: a quest’ultima Uti o non Uti, va la gestione complessiva della cultura goriziana. Diamo atto alla sinistra di aver capito  quanto questa opzione sia importante, tanto da inventarsi le acrobazie storico-culturali più fantasiose,  pur di sottrarre ai goriziani i loro Musei. Dalla giunta di sinistra provinciale a trazione monfalconese, quindi, il più cospicuo patrimonio culturale della città dovrebbe essere consegnato in eredità alla giunta regionale, dello stesso colore politico, a trazione friulano-triestina. Gorizia si accontenti di qualche promessa – ancora giocata sulla falsissima rivalità con Monfalcone – sui  fronti emergenziali.
  2. La costituzione delle Uti ha l’unico merito di aver separato nei fatti i destini politici del Goriziano e del Monfalconese, dei cui scorni tutti abbiamo fatto le spese: a una Gorizia che votava generalmente a destra si opponeva un territorio isontino, specie  Monfalconese,  che si accaparrava il potere in Provincia. Il conflitto ha sconciato il territorio che non ha mai sfruttato appieno le sue potenzialità,  ha consentito a Udine e a Trieste di fare i padroni escludendo l’Isontino,  Gorizia e Monfalcone comprese, da qualsiasi decisione importante. La Provincia non aveva molte competenze. La più importante era ed  è quella culturale  che solo oggi – ma guarda la combinazione - viene enfatizzata  sparando letteralmente  i numeri.
  3. Questa interpretazione politica di un problema in realtà storico-culturale, giustifica solo in parte la protervia con cui la Regione insiste nell’operare uno sfregio alla città di Gorizia, decretando anche sui media più diffusi l’incapacità del Comune a gestire le proprietà del popolo goriziano. L’altra motivazione ben più squallida è rappresentata da quella che potremmo chiamare la cordata burocratico-dirigenziale che ha individuato nei Musei provinciali di Gorizia un territorio di caccia proficuo, nel settore di possibili carriere, di inquadramenti lavorativi più vantaggiosi, di onesto svago intellettuale: un investimento per il futuro che conviene alla Regione ma immiserisce Gorizia, togliendole l’ultimo dei suoi tesori: quello storico culturale.   Di seguito la lettera a Torrenti.

Antonio Devetag - gopolis

GOPOLIS