ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

P.GRUDEN SULLE DICHIARAZIONI DI A.OSSOLA

18.08.2015 16:58

MESSAGGI UN PO' CONTORTI

Interessante e rivelatrice l’intervista di Roberto Covaz del Piccolo a Adriano Ossola: in quanto ammiratore di èStoria, inventata ai tempi della giunta Brancati, se non ricordo male col nome iniziale “La Storia in Testa”, penso che nessuno possa metterne in dubbio la validità e l’importanza tra le manifestazioni goriziane (se non forse per possibili appunti comunque secondari di ordine o ideologico o tecnico organizzativo).

Ma purtroppo l’analisi del suo titolare sulle prospettive di Gorizia si rivela debole e autoreferenziale, al punto da sembrare interessata. Pare quasi ci siano messaggi criptici all’interno, forse rivolti a Romoli e al suo braccino corto (con gli Ossola) e nel suo complesso fa ripensare al tema che credo fondamentale per il futuro di Gorizia e proprio per il quale è nato GOPOLIS: cioè al fatto che nessuno, nemmeno il patron di èStoria, probabile aspirante politico, riesca a proporre una visione d’insieme della città, della sua storia e delle sue tradizioni. Sui Musei provinciali Ossola se la sbriga con un accenno all’efficienza e, invece che con il sindaco, se la piglia con un assessore senza nome (Cressatti, Ziberna, Devetag?) che non avrebbe percorso l’Europa distribuendo depliant e volantini: ma il nostro non può non sapere che la partecipazione alla fiere era appannaggio esclusivo della Regione con l’aiuto (si fa per dire) del Consorzio Gois e soprattutto con risultati annuali microscopici! Sui quali, magari in altra sede, sarebbe interessante, forse doveroso, scavare giornalisticamente.

Piuttosto sarebbe stato bello avere qualche lume sui risultati (o la fine?) della Borsa del Turismo della Grande Guerra, ragionatamente (e giustamente) concomitante con èStoria. Quindi In buona sostanza mi pare davvero. quello di Ossola, il solito stile nostrano ondivago e cerchiobottista, che stavolta ricorda però una italica frase banale ma efficacissima: tengo famiglia.

Paolo Gruden - gopolis