ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

MUSEI PROVINCIALI: BALLE SPAZIALI

03.08.2015 19:44

lA PROVINCIA CHIUDE:
ANDATE A FAR DANNI A MONFALCONE

Diego Moretti - vedi Il Piccolo di oggi - è di sconfortante banalità, ma ricco di una fiera protervia che traguarda le prossime tornate elettorali, ben sapendo che qualsiasi esse siano nel suo partito troverà posto solo chi aderisce al Serracchiani pensiero, senza il fastidio di elaborarne uno proprio. Moretti rinuncia, con le sue dichiarazioni a rappresentare il territorio in cui è stato eletto, confermandosi già esponente della Uti Basso isontino, per quel cavolo che vuol dire: si occupi quindi di Turriaco, della città unica - sulle quali mi sembra un pò ondivago - delle Terme romane e lasci stare Gorizia. Moretti rivela quello che è l’unico vero problema di chi vuole svendere i Musei provinciali alla regione : la contrapposizione politica a una città di centrodestra, mascherato “tecnicamente” dal problema finanziamenti. Ora, l’abitudine di una certa politica di prendere per i fondelli i cittadini deve finire: anche i sassi hanno capito è esattamente la stessa cosa che la Regione trasferisca a sé stessa o al Comune o a una Fondazione la quota parte dei cospicui finanziamentri con cui si provvede oggi al funzionamento dei Musei stessi. C’è anche un problema di assestamento del personale interno, di posizioni apicali incerte, certamente importante, ma che non può pregiudicare i destini di una città. Portelli invece fa il gioco delle tre carte, nascondendo il nocciolo del problema , che è la “gestione operativa” dei musei provinciali che significa poi irrinunciabile autogestione della storia e della grande cultura di Gorizia inquadrata in una rete museale più ampia ( che diventerebbe a parere nostro e non solo il più importante polo museale regionale insieme ad Aquileia e Cividale). Pensiamo che i Musei provinciali siano la base per una rete museale ( Castello, Sinagoga, Fondazione Coronini, vedi gopolis.it)) necessaria a Gorizia per creare del vero Turismo culturale, e incrementare commercio e terziario come tutti gli intervistato de Il Piccolo auspicano, senza però dare mai un’indicazione concreta che sia una. Della proprietà non si discute: nessuno ha mai minimamente pensato che i beni potessero essere trasferiti in altro luogo che non fosse Gorizia - in quel caso chiameremmo i carabinieri- ma la possibilità e il diritto di una città cui è stato tolto il ruolo di capoluogo di gestire la propria storia, la propria identità, i propri tesori artistico– culturali. Penoso l’invito a “pensare in grande” per una Provincia incapace perfino di creare un biglietto unico insieme alle altre strutture goriziane.

ANTONIO DEVETAG
GOPOLIS