Goriziani, è ora di svegliarsi: leggete l’agghiacciante articolo di Roberto Covaz sul bluff della chiusura dei punti nascita “pericolosi”. In pratica, in Italia, ad essere stato chiuso è solo quello di Gorizia, grazie al gentile interessamento delle autorità regionali. Interessante poi la lettera che la presidenta (sic) della camera Laura Boldrini ha scritto alla ministra Lorenzin per soprassedere alla chiusura del punto di nascita di Fabriano (398 parti all’anno). Pensiamo che Gorizia non può calare le braghe a ogni diktat di Piazza Unità, che dopo averci tolto la provincia e impoverito oltre ogni dire l’ospedale di quello che era un capoluogo pretenda con ostinazione di portarci via l’ultimo tesoro che ci è rimasto, la cultura e la storia della città, custoditi nei Musei provinciali. Ma siamo i più fessi della regione, ai quali un qualsiasi Torrenti che passa, in compagnia di qualche fedele burocrate, può togliere identità e passato con l’ausilio di una provincia a trazione monfalconese? Ora l’assessore, che ai media non dice nulla sul progetto di spoliazione della nostra città, verrà in una sede istituzionale cui speriamo sia invitato il pubblico goriziano a spiegare la “sua” idea. Gopolis chiede di essere invitata a quel tavolo, alla pari di tutta la cittadinanza. Anzio chidiamo che l’incontro si svolga nell’aula del consiglio, in modo che la gente possa sentire e valutare. Sullo streaming potremmo provvedere noi.
Uno dei leit motiv di chi vuole privare Gorizia della gestione del SUO tesoro culturale, vale a dire i Musei provinciali, costruito in circa due secoli dalla pazienza, dalla creatività, dall’intelligenza dei suoi cittadini è che il Comune sarebbe “ incapace” di gestirlo. Bene: sgombriamo il campo da quelle che l’assessore Portelli definisce con eleganza “balle colossali”: nessuno vuole cambiare l’attuale assetto tecnico-amministrativo dei Musei provinciali, che resterebbe tale, inserito però in una rete museale più ampia che comprenda anche, in modo concreto e funzionale allo sviluppo turistico della città come ad esempio la Fondazione Coronini. Si arriverà forse, creando una sinergia di cui daremo pubblica evidenza al più presto, a un biglietto unico per visitare le varie mostre di Gorizia, a un’unica promozione e – udite! Udite! – addirittura alla progettazione di mostre ed eventi create per consentire un flusso turistico assicurato per tutto l’anno? La risposta è si a patto che il tesoro goriziano resti in gestione ai goriziani e non alla Regione che ha già dimostrato di tenere Gorizia sotto le scarpe.
ANTONIO DEVETAG
GOPOLIS