ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

GIBELLI, RIVOGLIAMO I NOSTRI MUSEI

11.03.2019 12:34

Semplice e pratico, postare qualche faccina sorridente e qualche sciocchezza – Che bello! Grande! Grande! – e rinunciare a pensare. Ci piacerebbe sinceramente affermare che la Gibelli è una brava assessora regionale alla cultura, ma non lo facciamo poiché non lo è, tanto che è riuscita nella mission impossible di essere anche peggio del suo predecessore. Non lo è per vari motivi, che discendono fondamentalmente dalla scarsissima conoscenza del Friuli Venezia Giulia e di Gorizia in particolare.

Un’ ignoranza – dal latino ignorare, non conoscere - e un’arroganza che le consente di snobbare un’incombenza urgente che era tra l’altro ai primi posti nel programma dell’attuale amministrazione comunale e cioè la restituzione dei Musei provinciali alla gestione goriziana, togliendola a quel pateracchio dell’Erpac (poltronificio, copyright Ettore Romoli) che di recente ci ha rifilato la mostra sul modista Capucci.

Propinare mostre fuori contesto, impipparsene allegramente di qualsiasi programmazione comune e sinergica di eventi espositivi con le altre istituzioni cittadine – con cui si potrebbero risparmiare risparmi consistenti e risultati certamente migliori - è del resto una tradizione saldissima del contesto culturale goriziano, in cui ogni entità va per conto suo, quasi sempre in modo autoreferenziale, senza riuscire a fare massa critica e quindi raramente superando – come attrattività o share che dir si voglia – le rive dell’Isonzo.

Ecco che quindi che la Gibelli catapultata da Milano lascia in piedi questo infelice parto della sinistra che tra i tanti disastri elettorali voleva gramscianamente mantenere un piedino nel settore culturale. Ci riuscì ovviamente sulla pelle di Gorizia: l’Erpac creato dagli uffici di Torrenti per regolarizzare situazioni pregresse ha scippato alla città storia, arte e cultura. Gherghetta riuscì poi a impelagare i Musei in secula seculorum, dividendola salomonicamente con Monfalcone, che nella faticosa creazione del patrimonio di Palazzo Attems e di Borgo Castello c’entra come i cavoli a merenda.

Ora mi domando perché la questione, fondamentale per lo sviluppo turistico-culturale di Gorizia non sia all’ordine del giorno della giunta, ma anche del consiglio comunale, sempre che i rappresentanti eletti sappiano di cosa stiamo parlando. Problema su quale credo sia stato costituita, su imposizione degli uffici gibelliani, anche una sorta di task force per studiare costi e benefici di una possibile gestione del Comune di Gorizia. Come Toninelli e di Maio con la Tav.

E mi domando per quale misteriosa, ermetica ragione la Gibelli inaugura l’anno di Leonardo il cui unico rapporto con il FVG è un dubbio passaggio per Gradisca d’Isonzo invece di dedicare tempo e denaro per creare un evento su un centenario importantissimo, ancora tutto da sviscerare, come l’Impresa di Fiume di Gabriele D’Annunzio.