ORGOGLIO GORIZIANO, QUATTRO INCONTRI IN SALA DORA BASSI

MUSEI PROVINCIALI: LA RELAZIONE DI RODOLFO ZIBERNA

20.02.2016 23:10

 

Riportiamo, condividendola, la relazione che Rodolfo Ziberna presenterà nei prossimi giorni in consiglio regionale

DISEGNO DI LEGGE N. 137

<< Istituzione dell’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – ERPAC e disposizioni urgenti in materia di cultura >>

RELAZIONE DI MINORANZA

 

Rodolfo Ziberna (Pdl/Fi)

 

 

 

 

            Signor Presidente, Colleghi Consiglieri,

 

asserire che la forma spesso diviene sostanza rappresenta un luogo comune e come tale spesso non gli si attribuiscono il giusto significato e la giusta portata. In questo caso senza dubbio dobbiamo affermare che la forma è sostanza e che è stata scritta dalla Giunta regionale, dal punto di vista formale, una pessima pagina della storia dei rapporti tra Esecutivo ed Assemblea.

            Non saremmo in grado di definire diversamente quanto accaduto. Alla V Commissione, competente per materia, la Giunta regionale ha inviato un testo del DDL 137 composto da 20 articoli che non corrisponde a quello allegato alla presente relazione, perché solo alcuni giorni prima della discussione in Aula la Giunta ha presentato in Commissione ben 32 emendamenti al testo con cui ha modificato in modo anche significativo 15 articoli e ne ha inseriti altri.

 

            La situazione è stata aggravata dal fatto che ciò ha avuto luogo in sede di audizioni di soggetti istituzionali (Comuni di Gorizia e Gradisca d’Isonzo, Provincia di Gorizia, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia) i quali non sono stati in grado pertanto di esprimere un parere sul testo appena emendato perché diverso da quello che era stato loro inviato soli due giorni prima o addirittura il giorno prima.

            Con la maggior parte dell’articolato la Giunta novella una materia di competenza squisitamente regionale e su di essa il nostro Gruppo non nutre particolari obiezioni, se non l’osservazione che mentre il mondo delle istituzioni nazionali, regionali e locali va verso una drastica riduzione degli enti funzionali, delle articolazioni degli enti medesimi, la Giunta ne produce invece uno nuovo, che è destinato a costare di più se non altro perché decine di dipendenti provinciali passeranno nell’organico della Regione, con gli oneri che si possono immaginare. A ciò si aggiungerà l’inquadramento nell’organico regionale anche di chi oggi opera con contratto privato.

 

            Il problema principale sta nella scelta del proprietario e dello strumento gestionale dei Musei provinciali di Gorizia.

            Alla luce del fatto che la proprietà è disciplinata dalle tabelle allegate alla LR 26/2014, la Giunta afferma che il Consiglio è chiamato ad esprimersi sul disegno di legge 137 e non su altri e che pertanto sarebbe fuorviante novellare altre leggi, con riferimento alla LR 24/2016 (Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia. Ordinamento delle Unioni territoriali intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative). E’ una affermazione che si lascia letteralmente esterrefatti: si intende forse dire che una legge approvata da questa maggioranza non può essere cambiata? O più precisamente, visto che la LR 26/2014 è la legge regionale che ha subito il maggior numero di modifiche in un brevissimo lasso di tempo, che essa non può essere emendata se la proposta proviene dalla minoranza?

 

            Un progetto di legge lo si valuta per ciò che esso contiene, ed ovviamente anche per ciò che esso non contiene ma che si vorrebbe contenesse. Per noi ciò appare di una banalità estrema, ma dobbiamo invece constatare come evidentemente lo sia solo per noi. Ecco la ragione per cui abbiamo insistito sulla necessità di apportare le modifiche necessarie alla LR 26/2014 – ragione in più per cui andrebbe finalmente abrogata- laddove dispone che i musei vengano trasferiti dalla Provincia alla Regione.

 

            Precisamente la legge regionale 26/2014 dispone nell’Allegato B (Funzioni trasferite alla Regione) riferito all’art. 32 della legge regionale che “le funzioni in materia di musei medi e minori e gli interventi a favore di musei gestiti da altri enti e le iniziative dirette e gli interventi per l’acquisto, la realizzazione, l’attrezzatura e l’arredamento di locali destinati a musei di cui agli articoli 30 e 31 della legge regionale 10/1988” siano trasferite dalla Provincia alla Regione, ed analogamente anche “le funzioni concernenti l’istituzione, il funzionamento e lo sviluppo dei musei pubblici di cui agli articoli 21, 22 e 23 della legge regionale 18 novembre 1976, n. 60 (Interventi per lo sviluppo dei servizi e degli istituti bibliotecari e museali e per la tutela degli immobili di valore artistico, storico od ambientale, degli archivi storici e dei beni mobili culturali del Friuli-Venezia Giulia).”

            Nelle audizioni abbiamo sentito Istituzioni di diverso colore e funzione – i comuni di Gorizia e Gradisca, la Provincia di Gorizia, la Fondazione CaRiGo – ma tutti coesi nel parlare ad una sola voce, tutti uniti nel rivendicare un ruolo al territorio che questa Giunta regionale, unica in Italia, vuole negare ad un suo comune capoluogo ed al territorio di riferimento.

            Il vero problema pertanto è la volontà di questa Giunta regionale – magnificamente espressa con la stessa LR 26/2014 - di accentrare compiti e funzioni appartenute sino ad oggi ai Comuni. Addirittura intende destinare a sé stessa i Musei provinciali di Gorizia, che in tutta Italia sono musei civici di proprietà municipale e gestiti dai Comuni (eccetto i musei di proprietà e gestione statale).

            Forza Italia ritiene che, come in tutta Italia, la proprietà dei Musei provinciali con il superamento della Provincia di Gorizia debba essere trasferita al Comune di Gorizia. Ciò può aver luogo solamente con un emendamento in tal senso alla LR 26/2014 che il nostro Gruppo ovviamente depositerà.

            Non si comprende la ragione per cui i Comuni capoluogo della nostra regione siano proprietari e gestori dei rispettivi musei civici mentre solo per Gorizia questa Giunta ha deciso di fare una eccezione inventandosi ed attribuendosi ruoli che non competono ad una Giunta regionale, sottraendoli al Comune.

          Perché con legge non si trasferisce la proprietà e gestione dei Musei civici, ad esempio, di Trieste o Udine dai rispettivi Comuni alla Regione? Perché si tratterebbe di un vero e proprio scippo! Perché invece la Giunta regionale opera in tal senso solo nei confronti del Comune di Gorizia?

            Ci chiediamo e vi chiediamo quale sarebbe la reazione della Giunta se lo Stato volesse trasferire la proprietà e la gestione dei musei che hanno sede sul nostro territorio ad un ente di rilievo nazionale, sottraendoli alla disponibilità dei nostri Comuni, perdendo uno strumento eccezionale – quello museale ed espositivo - da utilizzare anche come volano per intercettare nuovo turismo, nuove opportunità economiche.

            Ecco, infatti, una delle ragioni sollevate dal territorio goriziano ed isontino: perché non assegnare la proprietà al Comune di Gorizia e la gestione ad un soggetto costituito o costituendo dal territorio, capace di fare sistema tra Musei provinciali di Borgo Castello, Palazzo Attems, Castello, Sinagoga, Villa Coronini, spazio espositivo di S. Chiara, con collaborazioni aperte ad importanti spazi oltre confine in Slovenia ?

            Perché privare il territorio di questa importante leva economica?

            Non possiamo non denunciare una Giunta regionale che grida allo scandalo quando il Governo Renzi si diletta nell’esercizio di un forte neocentralismo mentre nello stesso tempo questa Giunta lo esercita nei confronti della propria comunità!

            “La chiusura della Provincia potrebbe rendere per la prima volta concrete importanti forme di gestione coordinata del nostro patrimonio culturale con la partecipazione attiva di enti e Istituzioni detentori del ricchissimo e qualificato patrimonio storico, documentale, culturale della città e del territorio.

            Gorizia e il territorio chiedono all’assessore di essere messi in condizione di esprimere la “governance” dei suoi beni culturali e di aprirsi ad una soluzione diversa da quella prospettata con il disegno di legge appena licenziato dalla Giunta ed ora all’attenzione del Consiglio regionale.”

            Ciò che chiede il territorio è:

1) se i Musei Provinciali di Gorizia dovessero essere trasferiti alla Regione, la città di Gorizia diverrebbe un’anomalia stante la circostanza che nel resto della regione i Musei e le attività museali appartengono ai Comuni;

2) la scelta di costituire un nuovo Ente regionale (Erpac – nel quale far confluire, oltre ai Musei goriziani, l’Azienda Villa Manin e l’Istituto per la Catalogazione e il Restauro) si pone in controtendenza rispetto a un orientamento politico consolidato e di lungo periodo che ha portato nel tempo alla soppressione di quasi tutti gli enti strumentali regionali storicamente esistenti (ESA, IRFOP; Agenzia regionale del Lavoro, Ente Tutela Pesca, ERDISU di Trieste e Udine). Si fa rilevare, altresì, che l'istituzione dell'ERPAC e la conseguente creazione di un'istituzione "privilegiata" rispetto ai musei degli altri capoluoghi regionali, renderebbe molto più complicato dare corso alle indicazioni della recente legge sui musei soprattutto in materia di "rete museale regionale"(per la quale la Regione deve, invece, impegnarsi da subito nell'attivazione e nel sostegno anche economico a partire dai capoluoghi di Provincia che gestiscono, fatta esclusione per i musei statali di Miramare, Aquileia e Cividale, gran parte del sistema museale regionale);

3) la soluzione delineata per il futuro dei Musei di Gorizia si pone in netta contraddizione con l’indirizzo generale del decentramento istituzionale agli Enti Locali delle funzioni amministrative e gestionali nelle materie di competenza legislativa della Regione e si configura come una vera e propria “appropriazione” da parte regionale di un ruolo di gestione diretta in un campo nel quale la Regione, in quanto tale, non ha alcuna precedente esperienza propria;

4) è largamente condivisa la volontà di salvaguardare una “governance” del patrimonio culturale che sia espressione del territorio attraverso la costituzione di una “Fondazione” in cui potrebbero da subito confluire, con la Regione e il Comune di Gorizia, le UTI Alto e Basso Isontino, la Camera di Commercio, la Fondazione CaRiGo senza escludere altre realtà eventualmente interessate;

5) questo progetto di autogoverno, questo nuovo “sistema goriziano”, chiama tutti i soggetti coinvolti a definire un progetto strategico per la effettiva e piena gestione della rete museale del goriziano ed è propedeutico ad un progetto complessivo di sviluppo delle peculiarità storico, culturali e artistiche e di crescita del settore del turismo culturale della città e del suo territorio in sinergia con le linee generali dello sviluppo turistico della Regione.”

 

            Questo virgolettato non appartiene a me e nemmeno ad altri appartenenti a gruppi consiliari o forze politiche di opposizione, bensì da Alberto Bergamin, Vicepresidente movimento civico “CITTADINI”, consegnato alla stampa lo scorso 1° febbraio. Sono parole che comunque in larga parte sottoscriviamo.

 

            Da ciò si comprende come non si tratti di un pur legittimo scontro dialettico tra minoranza e maggioranza, bensì tra Giunta regionale ed un territorio coeso dalla destra alla sinistra nel rivendicare un ruolo ovunque riconosciuto eccetto che a Gorizia. Di ciò ha certamente assunto piena consapevolezza anche l’Assessore regionale nel corso della sua “audizione” da parte della Commissione consiliare del Comune di Gorizia, come peraltro nei colloqui con altre istituzioni.

            Questa Giunta asserisce che dovrebbe dividere idealmente i Musei provinciali tra i Comuni appartenenti alla provincia di Gorizia, trascurando il fatto che nella spartizione delle spoglie delle province questa Giunta regionale con la LR 26/2014 ha letteralmente scippato al territorio oltre il 70 % delle competenze e funzioni attribuite alle province, lasciando solo compiti residuali alle UTI ed ancor meno ai Comuni.

            Inoltre appare evidente a chiunque che un museo civico, ad esempio quello di Udine o di Trieste, pur incardinato nel patrimonio culturale municipale, rappresenta un bene di tutta la comunità provinciale e regionale.

            Con il trasferimento alla Regione dei Musei provinciali la città di Gorizia patirebbe un’ingiusta sperequazione rispetto agli altri capoluoghi e territori. I Musei provinciali debbano pertanto passare non già alla Regione, bensì al Comune di Gorizia e in un quadro di sinergie debba diventare la base per la costituzione (anzi, la re-istituzione) dei Musei civici di Gorizia.

            Ecco, pur in sintesi, le ragioni per cui in deroga a quanto disciplinato dagli Allegati B (Funzioni trasferite alla Regione) e C (Funzioni provinciali trasferite ai Comuni), riferiti all’art. 32 della legge regionale 12 dicembre 2014, n. 26 (Riordino del sistema Regione-Autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia. Ordinamento delle Unioni territoriali intercomunali e riallocazione di funzioni amministrative.), i Musei provinciali di Gorizia, con relativi beni immobili e mobili sul territorio municipale di Gorizia, unitamente al qualificato personale ed alle risorse di cui attualmente detti immobili, mobili ed attività possono disporre, vengano trasferiti al Comune di Gorizia anziché alla Regione o in subordine all’UTI – Unione Territoriale Intercomunale dell’Alto Isontino.

            Vi è, infine, l’aspetto legato alla gestione dei Musei provinciali di Gorizia che questa Giunta regionale intende attribuire sempre a soggetti in cui la presenza dei Comuni sia sempre più diluita, per non si sa quali preoccupazioni.

            Del comitato scientifico che governerebbe su questi musei incardinati nell’ERPAC nessun componente sarebbe espressione né del Comune di Gorizia né di quello di Gradisca d’Isonzo, sede di quella Galleria Spazzapan che verrebbe incorporata anch’essa in ERPAC, bensì espressione del GECT, delle due UTI che insistono sul territorio della provincia isontina. Appare evidente a tutti come questa formula non vada nel senso di agevolare quelle sinergie essenziali per presentare al turista un’offerta museale più allettante, grazie alla rete che si dovrebbe porre in essere con altri luoghi di attrazione come Castello, Sinagoga, Villa Coronini, ecc. Non va trascurata l’offerta da parte del territorio di destinare al sistema museale risorse finanziarie e competenze non regionali capaci di rappresentare un vero e proprio valore aggiunto.

            Queste sono solo alcune delle ragioni per cui intendiamo con forza denunciare una Giunta regionale tesa tutta nell’accentrare su di sé ogni funzione e competenza, privando i Comuni addirittura della loro identità, della loro storia, che un museo civico custodisce e promuove.

 

                                                                                                               Rodolfo ZIBERNA